Donne Iazebel
Per chi lavora ogni giorno nei tribunali, è difficile non inquadrare alcune categorie di persone che lo frequentano. Una di questa è la categoria della Donna/Iazebel.
Iazebel era una persona vera, realmente esistita. Era la figlia di Ethbaal, re e sommo sacerdote dei Sidoniani che adoravano Baal, sposa di Achab. L’adorazione di Baal culminava in atti sessuali, e Iazebel, come figlia di questo regno perverso, crebbe in una atmosfera dove il sesso era il percorso per ottenere potere e influenza.
Ebbene, il suo spirito vive ancora fra noi!
Ai giorni nostri, lo spirito di Iazebel, in generale ha lo scopo di ottenere identità, gloria, riconoscimento e potere attraverso “un buon matrimonio”. E’ così che nasce la Donna/Iazebel: molto attratta all’ultima moda, super attenta a coordinare smalto, ombretto e rossetto, si veste e si pittura non per piacere personale o per cura del corpo, ma per ostentare superiorità e sfoggiare il potere che deriva dall’implicito messaggio “ho addestrato mio marito a mantenere il mio guardaroba”.
L’opinione della Donna/Iazebel sui bambini è perversa. Lei dice che li ama, ma in realtà non sa come amarli, e finisce per usarli come arma per soddisfare i suoi bisogni egoistici (la c.d. Sindrome della madre malevola ne è una sfumatura). I bambini sono semplicemente pedine che lei muove nel suo gioco di potere e controllo; in un Tribunale servono generalmente per avanzare esose ed insensate pretese economiche e chi, come me, fa l’avvocato, sa che ho ragione.
La Donna/Iazebel è la classica pugnalatrice nella schiena: ti sorride, ti abbraccia e bacia, ma appena giri le spalle ti spara, ed in sede di separazione o divorzio è anche peggio.
Preso atto che non tutti gli uomini sono degli sprovveduti, come arrivano le nostre moderne Iazebel ad ottenere l’altare che garantirà loro un roseo futuro?
L’ho capito dopo qualche anno dentro un Tribunale, ed ho imparato a individuare la loro tecnica: parlano in maniera soffice, dando l’illusione di essere premurose, materne, protettive, qualche volta persino sottomesse. Abili attrici, come ogni demone che si rispetti, manipolano la realtà.
Lo spirito di Iazebel, che a parere della scrivente prolifera più che mai fra le donne assetate di denaro, è dietro una visione distorta del Femminismo, ossia di quel movimento di donne che ha posto in discussione i rapporti di potere tra i sessi. Con il loro comportamento, la loro volgarità intellettuale e la loro piccolezza morale, le donne/Iazebel offendono chi il femminismo l’ha creato, le donne che hanno combattuto per quegli ideali, le vere donne. Un’antesignana del movimento per l’emancipazione femminile fu Olympe de GOUGES (1748-1793), che scrisse la “Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina” e lo dedicò a Maria Antonietta.
Fu denunciata dalle donne repubblicane di Parigi finendo sulla ghigliottina, per cui voi che da un matrimonio cercate un vitalizio e che usate i vostri figli per ottenerlo, non venite in aula a parlare di diritti delle donne!
Però, per 1000 Iazebel, ci sono altrettante donne che da sole crescono la prole; che cadono, ma si rialzano; che amano i propri mariti, che lavorano sodo per far sì che i loro ai loro piccoli non manchi nulla. Ci sono donne impegnate in lotte sociali, donne che hanno ideali, donne che – “va bene” – hanno sposato l’uomo sbagliato, ma lo rispettano; donne che con lo stesso uomo sbagliato hanno fatto figli e proprio per questo gli vogliono ancora bene nonostante il divorzio; donne che non strumentalizzano i bambini per ottenere soldi….
Insomma, nel mondo ci sono anche Donne, e non solo soggetti appartenenti al genere femminile.
Come scrisse l’inglese Mary Wollstonecraff (1759-1797) in “Rivendicazione dei diritti della donna”, “…è ora di effettuare una rivoluzione nei modi di vivere delle donne, è ora di restituire la dignità perduta, e di far sì che esse, in quanto parte delle specie umana, operino riformando se stesse, per riformare il mondo…”.
Mai come oggi queste parole sono attuali, mai come oggi abbiamo bisogno di incontrare questo tipo di donne in un Tribunale.
Avv. Silvia Nativi