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Diritto di Famiglia

Il ruolo dell’ avvocato familiarista è senz’altro speciale rispetto a quello di un avvocato che opera in altri settori del diritto, non certo meno nobili, ma sicuramente caratterizzati da una differente attenzione al lato psicologico del cliente.
L’ avvocato familiarista, inoltre, non svolge la mera funzione di assistenza legale del soggetto per il quale patrocina in giudizio. La normativa vigente, nazionale ed internazionale, considerate anche le ultime riforme in tema di filiazione, pone al centro di ogni procedimento separativo il supremo interesse del minore.
Ciò che deve caratterizzare l’attività dell’ avvocato familiarista, non è solo la difesa del padre o della madre in questione, bensì anche la difesa del minore o dei minori, soggetti neutrali rispetto al conflitto genitoriale, ricordando “in primis” che i minori non hanno chiesto di venire al Mondo e che I GENITORI NON HANNO DIRITTO AD AVERE I FIGLI, MA I FIGLI HANNO IL DIRITTO AD AVERE I GENITORI.
L’avvocato, quindi, stipula con il cliente un contratto di patrocinio che ha ad oggetto la difesa dell’assistito e la protezione dei minori coinvolti nei diversi procedimenti (separazione, divorzio, annullamento etc.etc.)
È compito precipuo dell’ avvocato familiarista, quindi, quello di evitare il conflitto per questioni futili e, in ogni caso, anteporre sempre l’interesse primario del minore, scoraggiando litigi strumentali e strumentalizzanti il minore stesso.

Esiste qualche differenza tra l’avvocato familiarista e l’avvocato matrimonialista ?
Nell’ambito del DISEGNO DI LEGGE 23 novembre 2010, n. 1198-A sulla Nuova disciplina dell’ordinamento della professione forense, approvato dal Senato, è stabilito, tra le altre cose che l’avvocato potrà fregiarsi del titolo di specialista in diritto di famiglia, diritto societario, diritto tributario, diritto penale, eccetera, dopo aver seguito scuole e corsi di alta formazione di durata non inferiore a due anni e per un totale di almeno 200 ore di formazione complessive, al termine dei quali sosterrà un esame presso il Consiglio Nazionale forense, che rilascerà il titolo.
Traspare in tutta la sua evidenza, l’intenzione del legislatore di favorire un percorso formativo di tipo specialistico per gli iscritti all’albo degli avvocati. La professione forense si accosta così a quella medica la quale prevede una preparazione di base di tipo universitario ed una formazione di tipo settoriale nelle varie branche specifiche.
Sulla scia de DDL sopra citato, il Consiglio nazionale forense ha recentemente approvato il regolamento sulle specializzazioni, che disciplina le aree di specialità e le modalità per acquisire il titolo di specialista.
Le aree di specializzazione individuate sono 11 e il regolamento stabilisce che, l’avvocato può conseguire il diploma di specializzazione in non più di due. Tra queste rientra anche il Diritto di famiglia, dei minori e delle persone
L’avvocato dovrà aver maturato un’anzianità di iscrizione all’albo, di almeno sei anni ed aver frequentato continuativamente per almeno due anni una scuola di specializzazione, al termine della quale, dovrà sostenere un esame consistente nello svolgimento di una prova scritta su materia attinente all’area di specializzazione e nello svolgimento di una prova orale, avente ad oggetto anche la dimostrazione del possesso di una esperienza pregressa nella materia. Presso il Cnf sarà istituito il registro dei soggetti abilitati alla istituzione e gestione delle scuole di specializzazione.
Attualmente, l’avvocato che esercita in via prevalente la propria attività in una determinata materia, può, nel rispetto delle regole dettate dal codice deontologico (in particolare nel rispetto dell’obbligo di verità, del dovere di dignità e decoro e delle norme sulla pubblicità informativa) fregiarsi solo del titolo di “esperto” o di avvocato esercente la propria attività in via prevalente nel settore specifico: ad esempio, nel diritto di famiglia.
Si utilizza spesso il termine “avvocato matrimonialista” o “avvocato divorzista” o “avvocato familiarista”. Individuare lo spartiacque tra le due figure nonché le differenze sostanziali è pressoché impossibile in virtù del fatto che, non esiste una chiara e incontroversa definizione di avvocato divorzista e di avvocato matrimonialista.
Sarebbe impensabile individuare la differenza nel fatto che l’avvocato matrimonialista è competente per ciò che concerne in particolar modo i diritti e doveri che derivano dal matrimonio, mentre l’avvocato divorzista sarebbe competente soprattutto nelle tematiche relative alla fase patologica del rapporto e quindi con riferimento alla rottura del matrimonio e ai diritti e doveri che conseguono alla separazione e divorzio.
Pertanto, a prescindere dal nome che si intenda utilizzare, direi che le espressioni matrimonialista e divorzista, rappresentano sinonimi utilizzati per indicare la figura di un avvocato che svolge prevalentemente la propria attività professionale nel campo del diritto di famiglia (spesso anche diritto minorile).
Occuparsi di diritto di famiglia significa possedere una specifica competenza, maturata con il tempo, con l’esperienza giudiziale, con la formazione e l’approfondimento in tutte le tematiche connesse sia alla fase fisiologica del rapporto (matrimonio) sia con riferimento ai diritti e doveri nascenti in caso di separazione o di divorzio, nei confronti sia del coniuge sia dei figli. Ma, l’area del diritto di famiglia, è qualche cosa di ancora più ampio, inglobando al suo interno figure quali la tutela, il diritto minorile, l’adozione, la sottrazione dei minori, i rapporto more uxorio, la filiazione, etc.