Abusi sulla 13enne, Ricci patteggia 2 anni
Pena sospesa per il pediatra, ma la famiglia della vittima potrà avviare una causa civile per il risarcimento dei danni.
PAVIA. Due anni e un futuro, non solo lavorativo, da ridefinire. La conclusione del procedimento per Antonio Maria Ricci, il medico pediatra accusato di abusi su un’adolescente di 13 anni, sua paziente, è arrivata ieri, davanti al giudice Fabio Lambertucci, che ha accolto la richiesta di patteggiamento presentata alcune settimane fa dai legali del medico, gli avvocati Marco Dagradi e Alessandra Stefano.
Il pediatra, quindi, con il parere favorevole del pubblico ministero Chiara Giuiusa ha voluto chiudere la sua vicenda giudiziaria patteggiando due anni per violenza sessuale e ottenendo tutti i benefici di legge, a cominciare dalla sospensione della pena, il che significa che Ricci non la sconterà. Il medico era comunque già libero da dicembre, quando aveva ottenuto la revoca degli arresti domiciliari scattati a luglio alcune settimane dopo la denuncia della famiglia della vittima.
I genitori ieri in udienza si sono costituiti parte civile (era presente il padre della ragazza) con l’avvocato Lorenzo Repetti, mentre la giovane è rappresentata dagli avvocati Silvia e Franco Nativi. Il giudice ha disposto 6mila euro di spese legali a favore delle parti offese, ma il patteggiamento ha invece escluso la possibilità di un risarcimento, che a questo punto potrebbe essere chiesto solo al giudice civile. «Cercheremo comunque di evitare un altro procedimento, che sarebbe un ulteriore danno per la controparte – spiega l’avvocato Nativi –. Proveremo ad arrivare a un accordo, partendo da un risarcimento volontario. La conclusione del processo penale invece ci sembra equa. Ciò che conta è che si sia chiusa una vicenda dolorosa per tanti aspetti, sia per la bambina che per i genitori. Il trauma più pesante è che la vicenda si è svolta in un ambiente che dovrebbe essere protetto».
Al centro dell’accusa, infatti, c’era l’episodio di un bacio che il medico avrebbe estorto alla 13enne (che oggi ha 15 anni) il 17 agosto del 2015 nel reparto di day hospital del San Matteo, dove la minore era in cura per una grave patologia gastrointestinale. Ma la procura si era soffermata anche sui tre mesi precedenti, quando il medico avrebbe intrattenuto con la giovane paziente dialoghi ambigui e in alcuni casi a sfondo sessuale. Conversazioni che sono state a lungo esaminate da un informatico forense, che ha concluso per la loro genuinità.
«Abbiamo scelto di patteggiare non per un’ammissione di responsabilità, ma solo per annullare il rischio di un processo dall’esito incerto – si limita a dichiarare l’avvocato Dagradi –. Una strada, quindi, suggerita proprio dal tipo di reato contestato». Nessuna dichiarazione, invece, è arrivata dal pediatra, che ha comunque preferito partecipare all’udienza.
La conclusione del processo penale lascia comunque aperti altri due fronti: il primo è quello, appunto, dell’eventuale risarcimento alla parte civile, il secondo è quello legato al procedimento disciplinare aperto dai vertici del San Matteo dopo l’arresto. Giorgio Girelli, presidente della Fondazione San Matteo, a luglio, aveva sospeso il medico in via cautelare, con il pagamento dello stipendio al 50% fino alla conclusione del procedimento penale. A questo punto, si deve valutare la ricaduta della sentenza di patteggiamento sul posto di lavoro del pediatra in ospedale.
[Fonte: La Provincia Pavese]