Strangola il marito: “Ero stanca delle sue botte”
Si è seduta nel cuore della notte davanti ai carabinieri della caserma di Novi Ligure per confessare il delitto del marito, Luciano Giacobone, di 64 anni, sedato e strangolato con un laccio delle scarpe. Ma Agostina Barbieri, 60 anni, ha detto molto di più di quello che i carabinieri si aspettavano. Ha fatto partire il suo racconto da 45 anni fa quando erano ancora dei ragazzini. Già allora, prima che si sposassero nel 1990, quell’uomo aveva mostrato atteggiamenti non rispettosi nei suoi confronti, violenti, ma anche vessatori, squalificanti. Non si era opposta neanche quando i maltrattamenti avevano iniziato a rivolgersi al figlio, che oggi ha 27 anni e il clima di oppressione aveva coinvolto anche la madre di lei, che viveva nella stessa palazzina, in un altro appartamento, nel paesino di Borghetto Borbera, nell’alessandrino. Non era mai accaduto nulla che l’avesse portata al pronto soccorso, nulla che l’avesse convinta a denunciare una situazione di cui per troppi anni anche lei forse non era riuscita a percepire la gravità. Lo aveva capito nell’ultimo periodo, quando la donna era andata in pensione – era dipendente di una cooperativa di pulizie – e aveva dovuto fare i conti con il marito che aveva perso il lavoro da camionista un anno fa, aveva sviluppato a dire della donna dei disturbi psichici sempre più gravi. Ed era stato solo allora che nel piccolo paese di 1200 abitanti, qualcuno dei vicini di casa aveva iniziato ad accorgersi della sofferenza che si respirava in quella famiglia. Una sofferenza che si è manifestata domenica sera in un modo tragico, quando la donna ha ucciso il marito e poi ha chiamato i carabinieri per auto denunciarsi. “Ero stanca delle sue violenze”, ha confessato. Ora Agostina Barbieri è in carcere a Torino, in attesa dell’udienza di convalida del fermo che è stato disposto dopo il suo interrogatorio. Difesa dagli avvocati Silvia e Franco Nativi, la donna ha raccontato che domenica all’ora di pranzo il marito aveva avuto una discussione con il figlio, nata come spesso accade da un motivo banale – un piatto di pasta che si raffreddava – e poi degenerata. Nella lite era stata lanciata una bottiglia d’acqua che aveva leggermente ferito all’orecchio il genitore, che era andato in ospedale a farsi medicare ed erano intervenuti i carabinieri. Quando l’uomo era tornato a casa il figlio non c’era più, uscito per andare a vedere la partita dell’Italia con gli amici. La discussione si era riaccesa con la moglie e lei –“per tranquillizzarlo”, ha detto- gli ha messo alcune gocce di sedativo in un bicchiere. Il marito si è addormentato su uno sdraio sul terrazzino di casa e lei gli ha stretto un laccio al collo. Ora le indagini, coordinate dal pm Fabrizio Alessandria, dovranno cercare riscontri alle affermazioni della donna anche attraverso l’autopsia che sarà eseguita nei prossimi giorni.
Fonte: Repubblica